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10 | di Tito Lucrezio Lib. I. |
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E quindi nascer d’ogni cosa il Tutto
Non puote; conciossiachè alcune certe
Cose han l’interna facoltà distinta.
235In oltre ond’è, che Primavera adorna
Sempre è d’erbe, e di fior? che di mature
Biade all’estiv’arsuta ondeggia il campo?
Perchè sol quando Febo accupa i segni
O di Libra, o di Scorpio, allor la vite
240Suda il dolce liquor, che inebria i sensi?
Se non perchè a’ lor tempi i varj e certi
Semi in un concorrendo, atti a produrre
Son ciò, che nasce allor che le stagioni
Opportune il richieggono, e la terra
245Di vigor genital piena, e di suco
Puote all’aure inalzar sicuramente:
Le molli erbette, e l’altre cose tenere.
Che se pur generate esser dal nulla
Potessero, apparir dovrian repente
250In contrarie stagioni, e spazio incerto,
Non v’essendo alcun seme, che impedito
Dall’union feconda esser potesse
O per ghiaccio, o per Sol ne’ tempi avvetsi.
Nè per crescer le cose avrebber d’uopo
255Di tempo alcuno, in cui s’unisca il seme,
S’elle fosser del nulla atte a nutrirsi;
Ma nati appena i pargolett’Infanti
Diverrebber’adulti, e in un momento