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di Tito Lucrezio Lib. I. 13

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  Ma perchè seme eterno il Tutto forma,
  Quind’è, che nulla mai perir si vede
  315Pria che forza il percota, e negl’interni
  Vuoti spazj penetri, e lo dissolva.
In oltre, ciò che lunga età corrompe
  Se s’annichila in tutto, ond’è, che Venere
  Rimena della vita al dolce lume
  320Generalmente ogni animale ed onde
  Cibo gli porge ingegnosa terra,
  Di cui si nutra, si conservi, e cresca
  Onde le fonti onde i torrenti, e i fiumi
  Portan l’ampio tributo al vasto, Mare?
  325Onde alle fisse, onde all’erranti stelle
  Somministra alimento il Ciel profondo?
  Poichè già l’infinita età trascorsa
  Ogni corpo mortale a pien dovrebbe
  Co ’l vorace suo dente aver consunto.
  330Ma se pur fu nella trascorsa etade
  Seme, che basti a riprodurre al Mondo
  Tutto ciò, che perisce, eterno e certo,
  Nulla può dunque mai ridursi al nulla.
In somma a dissipar saria bastante
  335Tutte le cose una medesma forza,
  Se materia immortal non le tenesse
  Più, e men collegate; un tocco solo
  Bastevole cagion della lor morte
  Certo saria, ch’ove d’eterno corpo

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