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18 | di Tito Lucrezio Lib. I. |
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Langue per macie, o per età vien meno:
Nè quei che rode con l’edace sale
450Di giorno in giorno il mar da’ duri scogli.
N’è chiaro dunque pur, che la Natura
Con invisibil corpi opera il tutto.
Ma non creder però, che l’Universo
Sia pieno affatto: in ogni cosa il Vuoto
455Misto è co’i corpi, e questo in molte cose
D’util ti fia, perchè tu meglio intenda
Ciò ch’io ragiono, e senza dubbj, e senza
Sempre errando cercar quai le cagioni
Sian delle cose, interamente creda
460Alle parole mie fide, e veraci,
È dunque il Vuoto un intangibil spazio,
In cui corpo non è, perchè se tale
Non fosse, non potriansi in alcun modo
Mover le cose, giacchè a tutte in pronto
465Saria sempre l’officio, che de’ corpi
E’ proprio: e questo è il contrastare al moto
De’ corpi, e l’impedirlo. Ir dunque innanzi
Nulla al certo potria, mentre di cedere
Non darebbe il principio alcuna cosa;
470Ma noi veggiam co’gli occhi proprj ognora
Nella terra, nel mar, nel ciel sublime
Moversi molte cose in molti modi,
Per, molte cause; che se vuoto alcuno
Spazio non fosse, d’ogni moto prive