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di Tito Lucrezio Lib. I. 19

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  475Sarian non sol, ma nè pur nate al mondo,
  Poichè stivati i primi semi affatto
  Goduto avriano una perpetua quiete.
In oltre ancor che molte cose a gli occhi
  Pajan solide in tutto, elle pur sono
  480Di porosa sostanza: indi dell’acque
  Scorre il liquido umor per le spelonche;
  Piangon le selci in copiose stille;
  Per tutto il corpo si diffonde il cibo
  Degli animai: crescon la piante, e fanno
  485Nella propria stagione il fiore, e il frutto,
  Sol perchè preso il nutrimiento loro
  Fin dall’infime barbe; egli si sparge
  Tutto per tutto il tronco, e tutti i rami,
  Passan le voci entro le chiuse mura,
  490E scorre spesso il duro gel per l’ossa;
  Il che non avverrebbe in modo alcuno,
  Se non fosser’ nel mondo i vuoti spazj,
  Ove ogni corpo penetrar potesse,
  Al fine, ond’è, che di due cose eguali
  495Di mole, una sovente ha maggior pondo?
  Che s’un fiocco di lanà in se chiudesse
  Tanto di corpo, quanto il piombo e l’oro;
  Egli altrettanto anco pesar dovrebbe,
  Che proprio è sol di tutt’i corpi il premere
  500In giù le cose; ed al contrario il Vuoto
  Di sua natura è senza peso alcuno.

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