Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
di Tito Lucrezio Lib. I. | 19 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Lucrezio e Fedro I.djvu{{padleft:47|3|0]]
475Sarian non sol, ma nè pur nate al mondo,
Poichè stivati i primi semi affatto
Goduto avriano una perpetua quiete.
In oltre ancor che molte cose a gli occhi
Pajan solide in tutto, elle pur sono
480Di porosa sostanza: indi dell’acque
Scorre il liquido umor per le spelonche;
Piangon le selci in copiose stille;
Per tutto il corpo si diffonde il cibo
Degli animai: crescon la piante, e fanno
485Nella propria stagione il fiore, e il frutto,
Sol perchè preso il nutrimiento loro
Fin dall’infime barbe; egli si sparge
Tutto per tutto il tronco, e tutti i rami,
Passan le voci entro le chiuse mura,
490E scorre spesso il duro gel per l’ossa;
Il che non avverrebbe in modo alcuno,
Se non fosser’ nel mondo i vuoti spazj,
Ove ogni corpo penetrar potesse,
Al fine, ond’è, che di due cose eguali
495Di mole, una sovente ha maggior pondo?
Che s’un fiocco di lanà in se chiudesse
Tanto di corpo, quanto il piombo e l’oro;
Egli altrettanto anco pesar dovrebbe,
Che proprio è sol di tutt’i corpi il premere
500In giù le cose; ed al contrario il Vuoto
Di sua natura è senza peso alcuno.