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4O di Tito Lucrezio Lib. I.

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  Anzichè questi fin dal cielo immenso;
  E dalle fiamme sue chiamano il foco,
  E voglion pria che si trasformi in aria,
  1045Quindi in acqua si cangi, e poscia in terra;
  E poi di novo ritornando indietro
  Fan produr, dalla terra ogni Elemento:
  L’acqua pria, dopo l’aria, e poscia il foco;
  Nè che cessin giammai di trasmutarsi
  1050Tai cose insieme alcun di lor concede;
  Ma che sempre dal ciel scendano in terra,
  Ed ognor dalla terra al ciel sormontino:
  Il che far non si debbe in guisa alcuna
  Dalla prima materia; anzi è pur d’uopo,
  1055Che qualche cosa invariabil resti,
  Acciocchè affatto non s’annulli il tutto;
  Poichè qualunque corpo il termin passa
  Da Natura prescritto all’esser suo,
  Quest’è sua morte, e non è più quel desso.
  1060Or se l’aria, la terra, il foco, e l’acqua
  Si trasforman tra lor, dunque non ponno
  Primi semi chiamarsi; anzi conviene,
  Che sian d’altri principj incommutabili
  Composti anch’essi, acciocchè il tutto al nulla
  1065Non torni in un momento Onde più tosto
  Pensa, che sieno i genitali corpi
  Di tal natura, che se forse il foco
  Prodotto avran, toltine alcuni, ed altri

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