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di Tito Lucrezio Lib. I. 43

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  Dal comun Caos, ed accozzarle insieme;
  E cosi l’ossa di minute, e piccole
  1125Ossa si creino, e di minute e picciole
  Viscere anco le viscere si formino:
  Da più bricioli d’or l’oro si generi:
  Cresca la terra di minute terre:
  Di fochi il foco, d’acque l’acqua, e finge,
  1130Ch’ogni altra cosa in guisa tal si faccia;
  Nè concede tra ’l pieno il vuoto spazio,
  Nè termin pone allo spezzar de’ corpi;
  Onde a me par; quand’io vi penso, ch’egli
  E nell’uno, e nell’altro erri ugualmente,
  1135Come color, che poco avanti io dissi.
Aggiungi, ch’egli delle cose i semi
  Troppo deboli fa, se pure i semi
  Per natura fra lor sono uniformi;
  Anzi son pur l’istesse cose, ed hanno
  1140Egual travaglio, egual periglio, e nulla
  Può frenargli giammai, nè proibirgli
  Che non corrano a morte, e quale è d’essi,
  Che mille, e mille colpi, urti, e percosse
  A soffrir basti, e finalmente anch’egli
  1145Non muoja, e si dissolva? Il foco, o l’acqua,
  O l’aere? Qual di questi? II sangue, o l’ossa?
  Nessun cred’io, mentre egualmente tutti
  Sarian mortali, in quella guisa appunto,
  Che l’altre cose manifeste al senso;

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