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di Tito Lucrezio Lib. I. | 45 |
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Che sia mischiato in ogni cosa il tutto,
E dentro vi si celi; ma che quello
Un tal corpo apparisca, è non un altro,
1180In cui più misti sono, ed al di fuori
Più collocati, e nella prima fronte;
Il che pur nondimen lungi è dal vero:
Che converria, che le minute biade
Sovente ancor da duri sassi infrante
1185Desser segno di sangue, o d’altra cosa
Che dentro al corpo ne si nutri; e l’erbe
Per la stessa ragione, e l’acque insipide
Stillar dovrian di bianco latte, e dolce
Soavissime gocce, appunto come
1190Le mamme fan delle lanose pecore:
E della terra le spezzate zolle
Mostrarne erbe diverse, e frode, biade
Minutamente per la terra sparse,
Prima occulte a nostr’occhi, e poi palesi.
1195Sminuzzando le legna anco vedremmo
piccole particelle ivi celarsi,
E di fumo, e di cenere, e di foco
Le quali cose tutte il senso istesso
Esser false n’accerta: onde a me lice
1200Dedur, che misto in ogni cosa il tutto
Esser non può; ma ben convien, che i semi
Comuni a molti corpi, in molti corpi
Sian mischiati, ed occulti in mille modi.