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46 di Tito Lucrezio Lib. I.

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Ma sento un, che mi dice: In su gli alpestri
  1205Monti spesso addivien, che l’alte piante
  Fregan sì le vicine ultime cime
  L’una con l’altra, a ciò sforzate, e spinte
  Dal gagliardo soffiar d’Austro, e di Coro,
  Che foco n’esce, onde s’alluma il bosco.
  1210Or questo è ver; ma non per tanto innato
  Non è l’ardor negli alberi; ma molti
  Semi vi son di foco, i quai per quello
  Violento fregar s’uniscon tosto,
  Ed accendon le selve. Che se tanta
  1215Fiamma nascosta entro alle piante fosse,
  Non potrebbe giammai celarsi il foco,
  Ma serpendo per tutto in un momento
  Ogni selva arderebbe, ed ogni bosco
  Vedi tu dunque per te stesso omai
  1220Quel, che poc’anzi io dissi: Importa molto
  Come sian misti i primi corpi, e posti,
  E quai moti fra lor diano, e ricevano;
  E pon gli stessi variati alquanto
  Far le legne, e le fiamme, appunto come
  1225Pon gli Elementi variati alquanto
  Formare ed arme, ed orme, e rame, e rome.
  Al fin se ciò, ch’è manifesto a gli occhi,
  Credi, che non si possa in altra guisa
  Crear, che di materia a lui simile,
  1230Perdi ’n tal modo i primi semi affatto.

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