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54 di Tito Lucrezio Lib. I.

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  Nativa propension di girne al centro;
  1420Se credi pur, che qualche cosa possa
  In se stessa fermarsi, e che quei pesi,
  Ch’or son sotterra, di poggiare in alto
  Tentino, e in ricader di novo in terra
  Abbian posa, e quiete, appunto come
  1425Veggiam far delle cose a i simolacri
  Per entro alle chiar’onde, e negli specchi.
  E nella stessa guisa anco di sotto
  Si sforzan di provar, che gli animali
  Vaghino, e che da terra in ver le parti
  1430Del ciel più basse a ricader bastanti
  Altrimente non sian, che i corpi nostri
  Possan leggieri, e snelli a lor talento
  Volarne all’etra, ed abitar le stelle.
  Mentre alcuni di noi miriamo il Sole,
  1435Altri miriam della trapunta Notte
  I lucidi carbonchj, e le stagioni
  Varie dell’anno, e i giorni lunghi, e brevi
  Con moto alterno esser fra noi divisi
  Dal gran Pianeta, che distingue l’ore.
  1440Ma tutto questo abbia pur finto ad essi
  Un varo error, poichè balordi, e ciechi
  Per non dritto sentier s’incamminaro;
  Che centro alcuno esser non puotę al certo,
  Ove immenso è lo spazio; e se pur centro

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