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di Tito Lucrezio Lib. II. 63

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  Poichè allor che s’incontrano, e di sopra
  125S’urtan veloci l’un con l’altro, avviene,
  Che varj in varie parti si riflettono;
  Nè meraviglia è ciò, poichè durissimi
  Son tutti, e nulla gl’impedisce a tergo.
  Ed acciocchè tu meglio ancor comprenda,
  130Che tutti son della materia i corpi
  Vibrati eternamente, or ti rammenta,
  Che non ha centro il mondo, ove i principj
  Possan fermarsi, ed è lo spazio vuoto
  Senza fin, senza modo intorno sparso
  135Profondissimamente in tratto immenso,
  Conforme innanzi io t’ho mostrato a lungo
  Con vive e gagliardissime ragioni.
  Il che pur noto essendo, alcuna quiete
  Per lo vano profondo i corpi primi
  140Non han giammai; ma più, e più commossi
  Da forza interna, e inquieta, e varia
  Una parte di lor s’urta, e risalta
  Per grande spazio ripercossa, e spinta;
  Un’altra ancor per picciol’intervalli
  145Vien per tal colpo a raggrupparsi insieme,
  E tutti quei, che d’union più densa
  Insieme avviluppati, ed impediti
  Dall’intricate lor figure ponno.
  Sol risaltar per breve spazio indietro,
  150Formano i cenrri, e le robuste querce,

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