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66 di Tito Lucrezio Lib. II.

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  205Sparger suo lume, e rivestirne il mondo,
  Veggiam, ch’è noto, e manifesto a tutti:
  Ma quel vapor, quello splendor sereno,
  Ch’ei da se vibra, per lo spazio vuoto
  Non passa; ond’è costretto a gir più tardo,
  210Quasi dell’aere allor l’onde percota.
  Non van disgiunti i corpicelli suoi,
  Ma stretti ed ammassati; onde fra loro
  Insieme si ritirano, e di fuori
  Han mille intoppi in guisa tal, che pure
  215Vengon sforzati ad allentare il corso.
  Non così fanno i genitali corpi
  Per lor semplicitade impenetrabili;
  Ma quando volan per lo spazio vuoto,
  Nè fuor di lor impedimento alcuno
  220Trovan, che gli trattenga, e da i lor luoghi
  Tosto che mossi son verso una sola,
  Verso una sola parte il volo indrizzano,
  Debbono allor viepiù veloci, e snelli
  De’ rai del Sol molto maggiore spazio
  225Passar di luogo, in quel medesino tempo,
  Che i folgori del Sol passano il Cielo;
  Posciachè da consiglio, o da sagace
  Ragione i primi semi esser non ponno
  Impediti giammai, nè ritardati;
  230Nè vanno ad una ad una investigando
  Le cose, per conoscere in che modo

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