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68 di Tito Lucrezio Lib. II.

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  Non può da terra sormontare in alto.
  260Nè già vorrei, che t’ingannasse il fuoco,
  Che all’in sù si produce, e cibo prende:
  E le nitide biade, e l’erba, e i fiori,
  E gli alberi all’in su crescono anch’essi;
  Benchè, per quanto s’appartiene a loro;
  265Sempre tutti all’in giù caschino i pesi.
  Nè creder dei, che la vorace fiamma,
  Allor che furiosa in alto ascende,
  E dell’umili case, e de’ superbi
  Palagj i tetti in un momento atterra,
  270Opri ciò da se stessa, e senza esterna
  Forza, che l’urti; il che pur anco accade
  Al nostro sangue, se dal corpo spiccia
  Per piccola ferita, e poggia in alto,
  E ’l suolo asperge di vermiglie stille.
  275Forse non vedi ancor, con quanta forza
  Risospinga all’in su l’umor dell’acqua
  Le travi, e gli altri legni? poichè quanto
  Più altamente gli attuffiamo in essa,
  E con gran violenza appena uniti
  280Molti di noi ve gli spingiam pe ’l dritto,
  Ella tanto più ratta, e desiosa
  Da se gli scaccia, e gli rigetta in alto
  In guisa tal, che quasi fuori affatto
  Sorgon dall’onde, ed all’in su risaltano;
  285Nè per ciò dubitiamo, al parer mio,

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