< Pagina:Luisa Anzoletti - Canti dell'ora, Milano 1914.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

Alla madre del poeta 145

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Luisa Anzoletti - Canti dell'ora, Milano 1914.djvu{{padleft:153|3|0]]


Ne l’erma landa, ove grandeggia e dura
le asprezze note a chi provò l’esiglio,
21ei vide, Italia, ’l mare e la pianura

a l’anima fiammar il tuo vermiglio.
La tua Vittoria egli sentì presente:
24e a’ piedi le gettò, verace figlio,

i lauri, orgoglio del suo cuore ardente.
Rutilo in gemme sì com’ei lo scalpe
27scintilla il verso; e la percossa gente

volgesi al lume raggiante d’oltralpe,
prodigioso pur anche a coloro
30che sopra gli occhi avean pelle di talpe.

Anzoletti. 19

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Luisa Anzoletti - Canti dell'ora, Milano 1914.djvu{{padleft:153|3|0]]

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.