< Pagina:Macbeth.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
406 MACBETH

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Macbeth.djvu{{padleft:109|3|0]]

E chi, sfacciate, chi feste segno
De’ vostri incanti? Quell’uomo indegno,
Vano, arrogante, che la sua fama
Solo accarezza, ma voi non ama.
Emenda almeno fate al trascorso:
Compite l’opera col mio soccorso.
Tra voi m’avrete. Vo’ che v’assista
La mia presenza da lui non vista.
Verrà Macbetto di buon mattino
A farvi inchiesta del suo destino:
Ch’io non vi vegga le mani in mano,
Giacchè l’albore non è lontano.
Tutti gli spirti mandarvi io voglio
Che servi e schiavi son del mio soglio.
Tesserò frodi di tal natura
Che la sua mente divenga oscura,
E d’una febbre d’audacia presa
Forte si creda per ogni impresa.
Nel suo delirio quel forsennato
Vo’ che disfidi l’immobil fato.
E colla benda della follia
Segua il fantasma che lo travia.
Voi già sapete come fatale
Questa baldanza torni al mortale.
(Ecate dispare nella caldaja.)

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.