< Pagina:Macbeth.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
32 MACBETH

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Macbeth.djvu{{padleft:35|3|0]]

Dovrà dai cavalieri e dai baroni
Che, pari ad astri luminosi, il soglio
Mi fan bello e splendente.
(A Macbeth.)
Ora, o Cugino,
Al castel d’Invernesse. Ospiti tuoi
Questa notte noi siamo.
Macbeth.
Alla mia donna
Bramo io stesso annunciar di così grande
Ospite la venuta; onde licenza
Di precorrerti, o Sire, a me concedi.
re.
(lo abbraccia).
Ben amato Caudor!
(Parte il re col seguito.)
Macbeth.
(solo).
Malcomo prence
Di Cumberlanda? È questo un sasso enorme
Che mi taglia la via. D’un salto io debbo
Valicarlo o cader. - Velate, o stelle,
La luce vostra, nè raggio diurno
Scenda nel buio del mio cor. Che gli occhi
Non veggano la mano, acciò non sia
L’opra nefanda dal terror sospesa.
(Parte).

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.