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88 | dell’istoria di verona |
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Il fatto di Padova fa ben conoscere quanto errasser coloro che nati fuor di 11 orna, odiavano la sua superiorità, e bramavano indipendenza. Quelle città, che costoro avrebber volute abbandonate a se stesse, da se stesse si sarebbero tosto distrutte, se fossero state quai le voleano. Padova era perduta, se vi si accendeva tal fuoco, avanti d’essersi data a’ Romani. Poche son le città che siano dalla natura e dalla fortuna state adattate a poter vivere indipendenti. Però poichè Roma per rarità di prerogative, per singolarità di condizioni , e sopra tutto per complesso di virtù ne’ primi tempi senza esempio, era veramente tale, non dovea dalle inferiori essere invidiata , ma all’incontro esaltata e prediletta, considerando che nella sua grandezza e felicità anche quella delle subordinate veniva a comprendersi. È molto più utile alle città di minor condizione l’averne una suprema che invigili alla lor pace, proveda alla sicurezza, e gli umori peccanti ne raffreni, ch’esser libere senza difesa, e di proprio arbitrio per lor ruina. Molto meglio però l’intendean coloro i quali di quella participazione si appagavano, e di quel vincolo che legar potesse indissolubilmente le minori città alla maggiore; nè aspiravano, se non a tal grado, che da una parte per l’immaginazione di sozietà bastasse a destare in tutti verso il comun centro perfetto amore, e dall’altra al civil sistema di Roma non potesse recar turbazione alcuna.
Nell’anno 591 si ha dalle Legazioni di Polibio (Leg. n. io6), come il console Tibe-