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118 | dell’istoria di verona |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Maffei - Verona illustrata I-II, 1825.djvu{{padleft:148|3|0]]rivarono a trentacinque, o da famiglie denominate, o da luoghi. In altrettante parti, e quasi compagnie, si distingueva il popolo ne’ Comizj: chiunque conseguiva la cittadinanza con suffragio, ad una di queste veniva ascritto, e così quando alcuna città era assunta a tal grado, acciocchè i cittadini di essa trovandosi in Roma, non vagamente, ma nella tribù assegnata si riducessero per dar voto. Il maggior numero de’ voti in ciascheduna tribù componea l’assenso o ’l dissenso di quella, o restava decretato ciò che a maggior numero di tribù fosse piaciuto. Quinci è, che quando con la legge Giulia restò conferita alla maggior parte d’Italia la cittadinanza, considerando che la grandissima quantità de’ nuovi cittadini distribuita nelle vecchie tribù avrebbe prevalso ai vecchi, si formarono di essi tribù nuove al dir d’Appiano (Civ. lib. 1); e secondo Patercolo (lib. 2) si misero tutti in otto delle vecchie: con che se ben erano in maggior numero, non poteano però formare che pochi voli, tanto maggiore essendo il numero dell’altre tribù. Di che accortisi i nuovi cittadini, altre turbolenze insorsero, e però dopo alcun tempo furono indifferentemente distribuiti anch’essi per le tribù tutte. A qual di esse le città fossero ascritte, unicamente s’impara dall’antiche iscrizioni; poichè uso essendo che ne’ publici monumenti chi era cittadino Romano professasse per onore tal grado, con dichiarare la sua tribù, veggiam nelle lapide come Aquileia, per cagion d’esempio, fu della Velina, Concordia della Claudia, Altino della Scapzia, Padova della Fabia, Este