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libro quarto | 121 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Maffei - Verona illustrata I-II, 1825.djvu{{padleft:151|3|0]]l’Imperio nostro, e il nome del popolo Romano amplificò, fu senza dubbio alcuno l’avere il fondator primo di questa città, Romolo, insegnato nell’accordo co’ Sabini, doversi questa città accrescere anche col riceverci dentro i nemici: per la cui autorità ed esempio non si è intermesso mai da’ nostri Maggiori di comunicare e di donar la cittadinanza. Altri in oggi per la mutazion delle idee si crederebbe che ne fossero venuti a perdere i Romani nativi col darsi a tanti il lor grado; quando all’incontro tornava tutto questo in esaltazion loro: mentre la sedia dal Romano Imperio fu sempre Roma, il nome del dominio sempre Romano, il fondo della Republica sempre i Romani naturali; onde tanto era farsi molti compagni , e per conseguenza interessar molti nella difesa e nella gloria della Romana Republica, quanto un moltiplicar gl’istrumenti di lor grandezza.
Che se con tutto ciò corruppesi poi anche quel governo, e cadde finalmente l’Imperio a terra, non così bella e sana idea, nè il savio ed ammirabile instituto ne furono in colpa, ma bensì il modo che nell’eseguirlo si tenne. Conciosiachè ottimo fosse bensì l’aggregare alla cittadinanza le città in corpo, non essendovi altro modo di vincolar tutti, ma non già lodevole, l’ammetter per questo tutti gli uomini di quelle città ai Comizj, vale a dire in Consiglio a Roma. Una moltitudine infinita e indeterminata , che veniva a raddoppiare il difetto pur troppo per se nocivo del popolar governo, non potea non produrre gli sconcerti che poi pro-