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134 dell’istoria di verona

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Maffei - Verona illustrata I-II, 1825.djvu{{padleft:164|3|0]]que’ primarj cittadini che aspiravano succedere a Cesare nella potenza e nell’arbitrio suprema delle cose, Marc’Antonio s’invaghì di presedere alla nostra provincia, togliendola a Decimo Bruto, e la Macedonia a lui assegnata rinunziando (App. lib. 3). Il Senato scrisse a Bruto di tenersi forte nella provincia, e di resistere ad Antonio, e lodò i Modanesi, nella città de’ quali, quasi di frontiera, Bruto si era posto, del mostrarsi disposti a resistere costantemente (Dio. lib. 45 ). Ma standosi per propor leggi di permutar le provincie, e di dar successore a Bruto, si trovò fin d’allora chi sentì doversi uscir d’impaccio, con abolir questa da tutti voluta, liberandola dall’esser sottoposta a’ Presidi, e tornandola alla condizion d’Italia (Epit. Liv. 117). Ma il popolo ne’ Comizi secondò la brama d’Antonio, favorito anche da Ottaviano, cui spiaceva di veder Decimo Bruto, un degli uccisori del padre suo, con esercito in provincia così florida e di tanta conseguenza. Fu adunque decretata la Cisalpina ad Antonio, il qual perciò prometteva poi a’ soldati di condurgli nell’a lui assegnata Gallia felice, cioè · abbondante e ricca (App. l. 3: εὐδαίμονα). Mosse però Antonio verso questa parte l’esercito; e fu ricevuto da più città; ma Bruto gettatosi con le sue schiere in Modana ben fornita di vettovaglie, si preparò a sostener l’assedio, che ben tosto per Antonio fu stretto. A questo mandò Legati il Senato con ordine di desistere e di ritirarsi dentro il Rubicone, sotto pena d’esser dichiarato nimico della patria; il che non avendo avuto effetto,

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