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dell’istoria di verona | 152 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Maffei - Verona illustrata I-II, 1825.djvu{{padleft:182|3|0]]Latini, che dopo essere stata lor conceduta la cittadinanza, chiamavano Roma lor patria: e disse Cicerone ove delle Leggi, che Catone due patrie ebbe, Tusculo e Roma; e che tutti gli altri di città ammessa ed aggregata parimente le aveano, una per natura, l’altra per cittadinanza (de Leg. lib. 2: omnibus Municipibus duas censeo esse patrias, unam naturae, alternam civitatis). Ma delle due ecco che amavano gli uomini assai più la seconda che la prima, assai più l’acquistata che la naturale; poichè generalmente eran pronti a rinunziare i proprj statuti, e a dismettere i propri costumi per trasformarsi del tutto in Romani. Traspira continuamente negli Scrittori antichi, di varie parti dell’Imperio nativi, sì fatta impressione; perchè tu gli osserverai sempre parlar di Roma, e della Republica, come di lor patria e come di propria cosa; e chiamare i Romani antichi, gli annali di Roma, le guerre, le leggi; leggi nostre, nostri annali, nostre guerre, avi nostri. Nè dobbiam punto maravigliarci che Tesser ammessi in Roma agli onori tramutasse gli uomini in Romani più che nativi, e gli facesse non aver più altro in cuore, cd antepor di gran lunga alla particolar patria la comune, nella grandezza della quale anche il ben della particolare e la felicità consisteva. Tal sentimento era sì naturale, che non potrebbe in ogni tempo dall’istesso motivo non riprodursi l'istesso; perchè l’uomo segue il suo utile per natura; e poichè in grado assai maggiore collocava ognuno la seconda patria che la prima, così naturalmente maggior affetto e