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178 dell'istoria di verona

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Maffei - Verona illustrata I-II, 1825.djvu{{padleft:208|3|0]]per aver provocate l’armi Romane più volte. Toccammo già, come fin nel sesto secolo, per quanto pare potersi dalle Legazioni raccogliere, vinse i Camuni Tiberio Gracco. L’anno 636 Quinto Marzio console espugnò Stonos, che parrebbe doversi intendere della sopranominata Terra, benché nell’Epitome Liviana si spieghi della gente (lib. 62: Stonos gentem Alpinam expugnavit). Nel 738 presero l’armi i Camuni e i Venoni, genti Alpine, come le chiama Dione (lib. 54), e fur debellati da Publio Silo. L’anno appresso cominciarono a saccheggiare crudelmente l’Italia e la Gallia i Reti; onde Augusto mandò contra di loro Neron Claudio Druso figliuolo di Livia sua moglie, il quale presso i monti di Trento gli sconfisse; ma non acchetandosi costoro ancora, mandò Tiberio, che fu poi Imperadore, ad unirsi col fratello Druso. Furon però di nuovo in varj luoghi battuti i Reti, e disfatti; al che molto contribuì, come lo Storico esprime (ibid. διὰ τῆς λίμνης πόλοις ec.), l’essersi Tiberio messo con navi sul lago, che senz’altro è da credere sarà stato il nostro. Orazio, nel toccare in un’Oda (l.4, od. 14) queste vittorie, dice che restarono in questa guerra superate rocche imposte all’Alpi, e vinti i Breuni. Come costoro ancora fosser popoli Retici delle montagne Bresciane, mostreremo nel seguente libro. Ma in somma a’ tempi d’Augusto le genti Alpine furon domate tutte da un mare all’altro, e affatto sottomesse: però in onor di lui fu eretto un Trofeo con superba iscrizione conservataci da Plinio (lib. 3,c. 20), in cui si veggono i nomi di

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