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220 | dell’istoria di verona |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Maffei - Verona illustrata I-II, 1825.djvu{{padleft:250|3|0]]della vostra. In alcune lapide municipali osservasi notata la Tribù fin sotto Settimio Severo; donde parrebbe potersi raccogliere qualche convocazion del popolo esser continuata, c per conseguenza l’uso di concorrere anche l’altre città nella elezione d’alcune cariche. L’esser per altro passata Roma a Principato portò tra l’altre mutazioni il trasferirsi l’autorità del popolo nel Senato. A dimezzare la suprema podestà de’ Comizj generali, cominciò Cesare (Svet. Caes. c. 41); ma sotto Tiberio dal Campo a’ Senatori trasferiti per la prima volta i Comizj, scrive Tacito (Ann. lib. 1). Abrogò tal costituzion di Tiberio Caligola, e rese al popolo l’elezione de’ Magistrati, poi di nuovo la tolse (Tac. Ann. lib. 14): perciò in tempo di Nerone i Comizj per la scelta de’ Pretori si veggono in Senato, e sotto Traiano de’ Comizj tenuti in Senato fa menzion Plinio in un’epistola (lib. 3, ep. 10).
Dopo la disfatta de’ Cimbri non ebbero per lungo tempo ardire di pensare all’Italia i popoli settentrionali: ma sotto Marc’Aurelio vediamo in Capitolino che i Catti popoli dell’ulterior Germania invasero la Rezia, a questa parte accostandosi: e poco dopo l’Italia tutta da gran pestilenza afflitta posero in terrore i Marcomani e i Quadi, genti Germaniche. Venne, ad opporsi l’Imperadore in persona insieme con Lucio Vero suo collega. Quella guerra vien posta in linea con le maggiori che i Romani avessero mai da Capitolino, il qual per altro molto poco ne insegna, nè abbiamo chi ordinatamente ce la racconti. Un passo di Galeno,