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264 | dell’istoria di verona |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Maffei - Verona illustrata I-II, 1825.djvu{{padleft:294|3|0]]steano in danaro, ma in vettovaglie. Li continui moti delle nazioni barbare, quali o invadevano per le vie dell’Alpi, o minacciavano queste parti, costrinsero gl’Imperadori a tenere armate in questa parte d’Italia, e a dimorarvi essi stessi frequentemente. Quinci nacque, che nuovo peso a queste regioni si addossò, affinchè non mancasse alla Corte e alle milizie la sussistenza. Insegnasi tutto ciò chiaramente per Aurelio Vittore, il quale esposta la ripartizion ne’ due Augusti e ne’ due Cesari per la mole delle guerre stabilita, di qua, dice, venne il gran male dei tributi a una parte dell’Itaglia; e appresso: nuova legge, fu introdotta nelle pensioni, perchè l’esercito e l'Imperadore, che sempre o per lo più vi erano, si potesse sostentare (Hinc parti Italiae invectum tributorum ingens maium.... quo exercitus atque Imperator, qui semper aut maxima parte aderant, ali possent, pensionibus inducta [F. indicta] lex nova). Non dunque all’Italia tutta, come si è creduto finora da tutti, ma a questa parte di essa il nuovo aggravio era stato dato, scemato poi e moderato da Costantino: la qual verità si rende anche più manifesta dall’intendere cosa si esigesse per via dell’Indizione; poichè non moneta, come si è parimente creduto, ma spezie comestibili, e singolarmente grano con essa si ritraeva: il che traluce dal dir Vittore, come serviva la nuova legge, perchè nodrir si potessero in questi paesi gli eserciti e gl’Imperadori; e più dal libro delle Morti de’ Persecutori (c. 7), il quale rammentata l’enormità delle Indizioni sotto Diocleziano,