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270 dell’istoria di verona

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Maffei - Verona illustrata I-II, 1825.djvu{{padleft:300|3|0]]p. 16) che la distinzione tra’ Romani o sia Italici e Provinciali cessasse per la legge di Caracalla, con cui fu data a tutto l’Imperio la cittadinanza; ma non consistea precisamente nella cittadinanza la differenza dell’Italia dalle provincie, ma bensì nell’esser esente da’ Presidi. A tempo di Severo vedesi in Sifilino Bula ladrone metter verso Brindisi molta gente in armi, e scorrer tutto il paese, per lo che convenne mandar da Roma chi lo mettesse in dovere e lo facesse prigione: se ci fossero stati Presidi, il reprimer costui di essi era ufizio e cura. Quando fu spedito al Senato il grato avviso d’essere in Africa stati eletti imperadori i Gordiani, acciocchè in favor loro fosse mantenuta l’Italia contra l’aborrito Massimino, il medesimo Senato venti Soggetti scelse per ripartir fra essi la cura e la difesa delle Italiche regioni (Capit. ut divideret his Italicas regiones): tanto bastava a far chiaramente conoscere, come in tutta Italia Preside non era alcuno. Di Massimiano collega di Diocleziano dice il libro delle Morti, che tenca l’Italia sede dell’Imperio, e che ricchissime Provincie gli eran soggette (cap. 8: ipsam Imperli sedem). Nell’istessa venuta di Costantino, il quale, come abbiam veduto, prese Susa a forza d’armi, fu accollo in Milano, attraversò con esercito tutta l’Italia circompaduna, e venne ad assediar Verona, non era possibile che rimanessero ignoti all’alto ed innominati i Presidi dell’Alpi Cozie, della Liguria, della Venezia.

Chiarissimo però è che del nuovo sistema dell’Imperio, per quanto riguarda il governo,

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