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All’indomani per tempo, il ministro, come aveva promesso, fece chiamare Sandrino, e, fattoselo sedere dirimpetto, gli disse:

— Dimmi francamente.... vieni a Roma volentieri?...

— Io, si.... s’immagini!.... rispose freddamente il giovane.

— E che cosa vuoi fare a Roma?... soggiunse lo zio. Credi forse di venir a fumare il sigaro tutto il giorno pel corso, di fare all’amore con tutte le belle.... e di giuocare al bigliardo?...

— Nemmeno per sogno, saltò su a dire il ragazzo; vengo per lavorare sul serio, per farmi una posizione!....

— Una posizione!... ma che posizione vuoi farti?... Tu non vuoi certamente che ti dia un incarico che non meriti, tu non pretendi che io metta alla porta uno de’miei impiegati per farti sedere al suo posto. Tu devi ben sapere che queste cose non si fanno, nè si possono fare.... checché ne dicano i giornali d’opposizione. Ove diavolo intendi dunque di andarti a nicchiare?...

— Mah!.... rispose l’altro, restando colla bocca aperta, e guardando il soffitto. Suo zio lo esaminava attentamente, poi continuò:

— Facciamo una supposizione: supponi di entrare in un ministero come applicato di terza classe, a che hosa speri di pervenire?...

— Che so io!... non me ne intendo.

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