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CAPITOLO VI.

Una partita a scacchi.


— Sì, il Cristianesimo, lo capisco bene — disse il conte, pigliando in mano un alfiere e guardandolo attentamente. — Non so chi sia la bestia che vuol tenerci così al buio.

Le imposte erano socchiuse e le tendine calate. Silla si alzò per fare un po’ di luce.

— No. Vi prego; vengano loro, questa gente! Volete aver la compiacenza di suonare? Lì, presso alla porta, quel bottone, due volte. Il Cristianesimo! Oh, io non Vi propongo di scrivere contro il Cristianesimo. Voi mi dite che finalmente il principio d’eguaglianza è stato portato nel mondo dal Cristianesimo. Cosa volete dire con questo? Che prima del Cristianesimo non vi fossero democrazie? Io intendo che il nostro libro consideri il principio di eguaglianza dov’è più mostruoso, ossia nel campo politico: e fra gli altri pregiudizi da fare in polvere vi sarà anche il pregiudizio che l’autore di questa brutale eguaglianza politica sia stato Cristo. Del resto, sentite; uguali davanti a Dio sarà benissimo, quello è un punto di vista molto lontano; ma uguali tra di noi! Ci vuole una grande durezza, una grande miopia fisica e intellettuale per sostenere che siamo uguali tra di noi. Se vi è qualche cosa che colpisce gli uomini è la loro disuguaglianza naturale nel corpo e nell’anima. Il mio

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