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CAPITOLO I.

Notizie di Nassau.


Il 6 settembre grande aspettazione al Palazzo. I radi, timidi fili d’erba che bucavano la ghiaia bianca e rosea del cortile, eran tutti scomparsi. Una pompa nuova di vasi schierati vi ostentava fiori e fogliami signorili; parevano dignitari e dame in attesa di un corteo reale. Il popolo delle passiflore, dei gelsomini, delle altre piante arrampicate a’ muri, guardava dall’alto, con mille occhi.

Per ora il solo Steinegge, tutto azzimato, passeggiava gravemente tra questa curiosità rispettosa, fermandosi a guardar su per la scalinata se comparisse qualcheduno a parlare, attraverso le inferriate della cucina sepolta per metà nel suolo, con il «signor Paolo» che si vedeva passare e ripassare da un fornello all’altro dietro le sbarre come un orso bianco.

Guardò l’orologio. Erano le una e mezzo. Il conte aveva detto che sarebbe stato di ritorno dalla stazione, con i Salvador, presso a poco a quell’ora. Steinegge s’incamminò facendo un viso ossequioso su per la scalinata.

Ecco gente lassù. Ecco il gran cappello del conte che copre quasi anche il suo domestico. E la contessa Fosca? E il conte Nepo?

Nessuno era disceso dal treno di Milano. Il conte Cesare, arrabbiatissimo colla cugina, col cugino, con tutti i cugini screanzati dell’universo, trovò modo di tempestare col cuoco, fece disfare i letti apparecchiati,

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