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sapeva divertirsi alla commedia per conto suo e recitare per conto degli altri. Perchè mai cercava ella, così acuta e sarcastica, il favore della scipita Fanny? Perchè la blandiva con tutti i possibili cocolezzi? Perchè la faceva sempre parlare di donna Marina? Essa la strizzava come un limone, ed ebbe presto finito di spremerne il sugo, che non era molto davvero, benchè contenesse ogni sorta di cose. Le informazioni e i giudizi di Fanny, accomodati e cuciti da Catte a modo suo, erano pôrti a S. E. la contessa Fosca che li accoglieva con gravità solenne come avrebbe fatto, in argomenti di Stato, uno dei Cai antenati di suo marito. Ella seppe così che Marina era amica intima di Fanny e le confidava tutto; che godeva di una salute regolarissima e non aveva in tutta la persona un difetto, una cicatrice; che non aveva potuto soffrire il signor Silla; che portava biancheria di seta; che leggeva una quantità di libri gialli e rossi: che era mite come un’agnellina. Fanny aveva detto qualche altra cosa, una cosina ghiotta che Catte offerse alla contessa con molta arte, con uno straordinario sfoggio di segretezza. Ecco; pareva a Fanny che la marchesina fosse innamoratissima di Sua Eccellenza il conte. Ma la contessa, con quell’aria di dabbenaggine spensierata, sapea osservare e se ne intendeva di questi argomenti. All’udire la grande notizia alzò gli occhi in viso a Catte, la guardò un poco e disse solo:
— Sei vecchia, tu?
— Gesummaria, Eccellenza!
— Anch’io, sa!