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CAPITOLO VII.

Un passo del destino.


Suonavano le otto quando Edith e Marina giunsero alla scalinata dei cipressi. C’eran le stelle, ma i vecchi alberi colossali le nascondevano tanto che il Rico, da buon cavaliere, si fermò a gridare con quanto fiato aveva:

— Lume!

Dopo di che scese a salti, come un gatto, per le tenebre.

— Son qui!

Poi il lume scomparve.

— Oh, signora Fanny! — rispose il ragazzo. — Porti giù il lume! Faccia in fretta!

Il lume ricomparve subito nel cortile.

Edith e Marina, che scendevano adagio, poterono udire un battibecco tra il Rico e Fanny e, a quando a quando, la voce della contessa Fosca. Fanny aveva una candela e il Rico un lanternino. La contessa ripeteva: — Non avete trovato Momolo? Non avete trovato Momolo?

— Signora no, ne abbiamo mica trovato di Momoli. Lei, signora Fanny, vada colla candela, che io andrò a pigliare il lanternino.

Fanny e la contessa si avviarono alla scalinata.

— Marina! — chiamò Sua Eccellenza.

— Contessa! — rispose Marina ancora invisibile.

— Non hai trovato mio fio, tesoro? Non hai trovato Momolo? Oh Dio, che scala di Ponzio Pilato! Mi sorprende di Momolo, perchè te l’ho mandato incontro

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