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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Malombra.djvu{{padleft:431|3|0]]diventar grande e forte, contro la fortuna, malgrado l’ingiustizia degli uomini. Edith ha promesso non appartenere ad altri che al suo vecchio padre, il quale ha gran bisogno di lei; ma è libera di portare nell’intimo del suo cuore un nome che le è caro, un’anima che non affonderà mai se ama come lo dice."
Silla sorrise. «Adesso, adesso!» diss’egli. Rilesse il biglietto e si sentì morire.
Trasse il portafogli per chiudervelo, stette sospeso, considerando i caratteri netti e slanciati, pensando alla mano, alla mente pura; e pentitosi della prima idea, compreso della propria indegnità, ripose il portafogli, accese una candela, vi arse lo scritto, ne sparse dalla finestra i brandellini neri al vento e alla pioggia. Mentre li guardava svolazzar via lungo la muraglia, un domestico entrò a dirgli che il commendatore gli voleva parlare e lo attendeva nella sua camera. Silla ripose la lettera incominciata, e uscì come stava, con i capelli arruffati, con le vesti in disordine. L’orologio della scala suonò, mentr’egli passava, le nove.
— Qui — disse il commendatore — una sorpresa non aspetta l’altra.
Silla non fece domande; attendeva che colui parlasse, che anche questa noia fosse passata per sempre. Ma il panciuto soldatino di gomma, invece di parlare, lo guardò fisso con le mani in tasca e la testa piegata sul petto.
— Cosa vuole — diss’egli, lasciando improvvisamente quella attitudine scrutatrice, — sono in una condizione penosissima. Si soffoca poi anche, qui dentro.
Aperse una finestra e andò a cadere in una poltrona di fronte a Silla.
— Penosissima — ripetè.
Silla non aperse bocca.
— E pure — soggiunse il commendatore, sospirando — bisogna starci. Io sono un ambasciatore sa. Un’ora fa donna Marina mi ha mandato a chiamare. Silla trasalì.