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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Malombra.djvu{{padleft:84|3|0]]potrei dire qualche cosa di grazioso). Sicuro; quando, la vede, si ha un cuore sensibile...
— All’aria... — suggerì Marina.
— All’aria — capitombolò il pover’uomo — si può andar soggetti, nei paesi di montagna, a frequenti palpitazioni, che poi, neh, rinnovandosi spesso e con violenza, finiscono con generare una viziatura organica, la quale può condurre quando che sia a un precipizio.
— Quanto è amabile, dottore! E i nervi?
— Ma sicuro, ci sono anche i nervi. I suoi nervi, stando sempre in quest’aria farebbero, La vede, la rivoluzione. Vorrebbero comandar loro e far da prepotenti, La mi capisce? Quest’aria Le va benissimo per tre o quattro mesetti l’anno, mica di più.
— Proprio così, dottore?
— Proprio così.
— Si guardi bene, disse Marina facendo il viso serio, — si guardi bene dal ripetere queste cose a mio zio. Mio zio penserebbe che io desideri cambiare soggiorno. Io non gli chiederò mai questo sacrificio, caro dottore; respirerò piuttosto il veleno della buona madre natura. Non sono nè vecchia nè brutta e non ci tengo affatto a diventarlo. Ci tiene Lei, dottore, a invecchiare?
Come un zuccherino di menta inglese al primo posarsi sulla punta della vostra lingua vi irradia per le viscere un’aura non capite bene se di fuoco o di gelo, una specie di puro lume sensibile al gusto, che sembra invader tutto l’esser vostro, così le ultime inattese parole di Marina e lo sguardo che lo accompagnò, irradiarono nelle viscere del turbato «pittòr» un’aura di refrigerio insieme e di ardore, un arcano lume sensibile a quell’occhio interno che ciascuno di noi possiede, Dio sa in quale recondita occhiaia. Benchè vecchio e brutto, egli era di temperamento amoroso; inclinato a spiccie e caute galanterie campagnole, era pur capace di fiamme donchisciottesche. Si figurava di essere innamorato di