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122 | l’anno 3000 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Mantegazza - L'anno 3000, 1897.djvu{{padleft:130|3|0]]che noi, nella scienza come nella politica, nelle arti come negli affari più piccoli, dobbiamo copiare la natura, di cui noi siamo i figliuoli. Quando la passione o gli errori del pensiero ci allontanano dalla natura, noi cadiamo nella colpa o nell’errore; mentre troviamo il vero, il bello e il buono, quando restiamo fedeli ad essa.
La nostra superbia ci fa credere, che le nostre scoperte, le nostre invenzioni sono creazioni nostre, e invece non sono che imitazioni della natura. Noi non possiamo far nulla di nuovo, che non esista già nel mondo in cui viviamo e da cui siamo nati; e lo sforzo supremo del nostro cervello non può giungere ad altro che ad applicare le forze della natura, a combinare in diverso modo gli elementi, che esistono prima di noi e senza di noi. Così come l’uccello non può intrecciare il proprio nido che colle pagliuzze, colle cortecce, coi fiocchi di lana che trova; così noi non possiamo fare nè una casa, nè un quadro, nè la più ingegnosa delle macchine, che