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gl’inni sacri e la morale cattolica. 139

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Manzoni.djvu{{padleft:141|3|0]]che non mai, in modo popolare. L’Inno sacro manzoniano è buono per l’artista che vuol credere, ma non pel popolo che crede. Cristo col suo mondo storico appare, negl’Inni Sacri, come qualche cosa d’antico, di lontano da noi, che la sola immaginazione storica può ritrovare, non già presente, non già vivo, che nasce, che soffre, che risorge. Le immagini degl’Inni Sacri, quasi tutte bibliche, non sono più vive per la nostra moderna poesia, e non corrispondono quasi mai all’altezza de’ pensieri e de’ fatti che dovrebbero esprimere e far più evidenti. Tutti hanno a memoria le due prime strofe del Natale cioè l’immagine d’una valanga che ci ricorda il Manzoni alpinista, tornato di fresco da un viaggio nella Svizzera e dall’ammirazione della Parteneide del Bággesen; la valanga è stupendamente descritta:

Qual masso, che dal vertice;
  Di lunga erta montana,
  Abbandonato all’impeto;
  Di romorosa frana,
  Per lo scheggiato calle,
  Precipitando a valle,
  Batte sul fondo e sta;
Là dove cadde, immobile
  Giace in sua lenta mole,
  Nè per mutar di secoli
  Fia che riveggia il Sole
  Della sua cima antica,
  Se una virtude amica
  In alto nol trarrà;


a questo punto il lettore s’arresta, perchè ha bisogno di ripigliar fiato, come l’avrà di certo ripreso assai lungo

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