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176 il manzoni unitario.

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  Ed aperto d’Europa era il convito;
  E questa donna di cotanto lido,
  Questa antica, gentil, donna pugnace,
  Degna non la tenean dell’alto invito;
  Essa in disparte, e posto al labbro il dito,
  Dovea il fato aspettar dal suo nemico,
  Come siede il mendìco
  Alla porta del ricco in sulla via;
  Alcun non passa che lo chiami amico,
  E non gli far dispetto è cortesia.
Forse infecondo di tal madre or langue
  Il glorïoso fianco? o forse ch’ella
  Del latte antico oggi le vene ha scarse?
  O figli or nutre, a cui per essa il sangue
  Donar sia grave? o tali, a cui più bella
  Pugna sembri tra lor ingiuria forse?
  Stolta bestemmia! eran le forze sparse,
  E non le voglie; e quasi in ogni petto
  Vivea questo concetto:
  Liberi non sarem se non siamo uni;
  Ai men forti di noi gregge dispetto,
  Fin che non sorga un uom che ci raduni.
Egli è sorto per Dio! Sì, per Colui
  Che un dì trascelse il giovinetto ebreo
  Che del fratello il percussor percosse;
  E fattol duce e salvator de’ sui,
  Degli avari ladron sul capo reo
  L’ardua furia soffiò dell’onde rosse;
  Per quel Dio che talora a stranie posse,
  Certo in pena, il valor d’un popol trade;
  Ma che l’inique spade
  Frange una volta, e gli oppressor confonde,
  E all’uom che pugna per le sue contrade
  L’ira e la gioia de’ perigli infonde.
  Con Lui, signor, dell’itala fortuna
  Le sparse verghe raccorrai da terra,
  E un fascio ne farai nella tua mano...


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