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il trionfo della libertà. 41

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  Ma no; sol pèra il delinquente; sopra
  Lei cada il divo sdegno, e sui diademi,
  Autori infami de l’orribil’opra.
  E fin da lunge e nei recessi estremi,
  Ove s’appiatta, e ne’ covigli occulti
  L’oda l’empia tiranna, odalo e tremi.

In altri passi del poema pare affacciarsi direttamente il poeta satirico, ossia incominciarsi a rivelare uno de’ caratteri più specifici dell’ingegno manzoniano. L’attitudine de’ Lombardi innanzi al Francese arrivato come liberatore, e dominante come padrone, non contenta il giovine Poeta, anzi gli muove la bile; rivolto pertanto all’Italia, egli le domanda che cosa facciano i suoi figli, per rispondere tosto:

  . . . . . . I tuoi figli abbietti e ligi
  Strisciangli intorno in atto umile e chino;
  E tal, di risse amante e di litigi,
  D’invido morso addenta il suo vicino,
  Contra il nemico timido e vigliacco,
  Ma coraggioso incontro al cittadino.
  Tal ne’ vizii s’avvolge, come Ciacco
  Nel lordo loto fa; soldato esperto
  Ne’ conflitti di Venere e di Bacco.
  E tal di mirto al vergognoso serto
  Il lauro sanguinoso aggiunger vuole,
  Ricco d’audacia e povero di merto.
  Tal pasce il volgo di sonanti fole,
  Vile, di patrio amor par tutto accenso,
  E liberal non è che di parole.

Un giovinetto capace di scrivere tali versi annunzia non solo un ingegno precoce, ma ancora una precoce e formidabile esperienza della vita.

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