< Pagina:Marinetti - Il tamburo di fuoco.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Marinetti - Il tamburo di fuoco.djvu{{padleft:100|3|0]]

Mabima.

Quanto sei poeta, Kabango! Preferisco le strofe che improvvisi per me, a tutte quelle di Lanzirica.

Kabango.

Lanzirica ha uno spirito invischiato nelle scritture. Non è un poeta. È un medico, cioè il suddito devoto della regina Malattia! Troverò per te altre strofe d’amore, perchè la nostra notte sia colma d’ogni delizia. Sarà la notte più bella, forse l’ultima!

Mabima.

Cosa hai?

Kabango.

Ho sussultato involontariamente. Lunghi brividi fanno spasimare la foresta. Non temo nulla. Una forza lieta mi gonfia il cuore. Ma sento che non avremo forse più una notte d’amore come questa.

Mabima

entra nella capanna, e ne esce con un piccolo tappeto fra le mani.

Guarda! Guarda com’è bello! La luce cede

    94

    [[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Marinetti - Il tamburo di fuoco.djvu{{padleft:100|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.