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pranzo dinamico


Nel romanzo «L’Alcova d’Acciaio» F.T. Marinetti descrive la sua ansietà di sfuggire all’inevitabile impantanamento della sensibilità durante il pranzo:

«La sera del primo Giugno 1918 nella baracca dei bombardieri piantata spavaldamente a sghimbescio sopra una cresta montana di Val d’Astico, si mangiava e beveva allegramente. Le lunghe lunghe forchette rosse del tramonto s’intrecciavano con le nostre, arrotolando gli spaghetti sanguigni e fumanti. Una ventina di ufficiali, tenenti, capitani, colonnello Squilloni giocondo e pettoruto a capotavola. Fame da bombardieri dopo una giornata di lavoro duro. Silenzio religioso di bocche che masticano preghiere succulente. Teste chine sui piatti. Ma i più giovani non amano le pause e vogliono ridere, agire. Sanno la mia fantasia feconda in beffe e mi eccitano con occhiate. C’è troppo silenzio a tavola, e il buon dottore è troppo gravemente assorto nel rito della pastasciutta. Con quattro bocconi io placo il mio stomaco; poi mi alzo e brandendo una forchettata di spaghetti, dico ad alta voce:

— Per non impantanare la nostra sensibilità, spostamento di due posti a destra, marsc’!


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