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un vasto sospiro azzurro che precede il Fantasma della Luna, donna esile tutta azzurra, veste e pieghe, viso e mani. Il Fantasma della Luna regge con la mano sinistra sul ventre un secchiello di metallo azzurro il cui interno è inazzurrato vivamente da una lampadina azzurra. La mano destra porta un pennello con il quale comincia a dipingere di blu l’armatura della macchina. Dopo di che esce dalla terrazza lentissimamente. La presenza del Fantasma non è stata avvertita da Giovanni né da Lucia che continuano a lavorare, con scatti d’impazienza di tanto in tanto. La porta-finestra è aperta sul plenilunio. Un passo rapido e brutale ne rompe l’incantesimo.

Serena

entra e si ferma; subito poi si appoggia alla cornice della porta-finestra:

Buona sera, signora Massadra. Buona sera, Giovanni.

Giovanni

risponde seccato:

Buona sera, Serena. Vi prego di non offendervi se io continuo a lavorare. (Si richina sulla manovella della macchina)

Lucia

alzandosi si avvicina ad Alberto Serena:

Non vi posso dar la mano perché me la sono scottata nel cratere. (Silenzio) Avete la faccia che non mi piace. Ancora la cocaina! Mostratemi le vostre mani!


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