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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Mastro-don Gesualdo (1890).djvu{{padleft:165|3|0]]con lo sposo che vi si offre adesso, e poi, se diverrete tanti Cresi, sarà anche meglio.
Don Diego rimase interdetto al vedere che la sorella non prendeva la chiave, e tornò daccapo:
— Anche tu, Bianca?... Dici di sì anche tu?...
Essa, accasciata sulla seggiola, chinò il capo in silenzio.
— E va bene!... Giacchè tu lo vuoi... giacchè non hai il coraggio di aspettare...
Donna Mariannina seguitava a perorare la causa di don Gesualdo, dicendo ch’era un affare d’oro quel matrimonio, una fortuna per tutti loro; congratulandosi con la nipote la quale fissava fuori dalla finestra, cogli occhi lucenti di lagrime; rivolgendosi financo a don Ferdinando che guardava tutti quanti ad uno ad uno, sbalordito; battendo sulle spalle di don Diego il quale sembrava che non udisse, cogli occhi inchiodati sulla sorella e un tremito per tutta la persona. A un certo punto egli interruppe la zia, balbettando:
— Lasciatemi solo con Bianca... Devo dirle due parole... Lasciateci soli...
Essa alzò gli occhi sbigottita, faccia a faccia col fratello che sembrava un cadavere, dopo che la zia e don Ferdinando furono usciti.
Il pover’uomo esitò ancora prima di aggiungere quel che gli restava a dire, fissando la sorella con