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Alla sera, quando vanno via, tutte le serve portano un fagottino degli avanzi del pranzo, quando la padrona ha la bontà di darglieli: e non servono per sè, sono per un fratellino, o per un nipote o per una madre vecchia o per qualche povera donna che non ha altro.

Nessuna serva mangia mai tutto quello che le date: tre quarti, una metà, talvolta tutto è destinato a un’altra persona.

E gli ammalati degli ospedali, la gente carcerata, trovano sempre una sorella, una zia, una comare, un’amica, un’amante che si torturano una settimana, per poter comperare al giovedì o alla domenica quattro aranci da sollevare la sete dell’infermo o della inferma, che lavano di notte, in fretta e in furia, la camicia del carcerato per potergliela portare il giorno seguente, lavata e stirata.

Bisogna andare a vedere che cosa sono le porte degli ospedali, nei giorni di visita: e che folla femminile vi si accalca, pallida e ansiosa! Io ho visto una moglie a cui il marito era

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