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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Matilde Serao Il ventre di Napoli.djvu{{padleft:24|3|0]] sull’ingresso maggiore: le case della cooperativa non sono case operaie. Iscrizione crudele e superba.

Trentaquattro lire? Queste trentaquattro lire un operaio napoletano le guadagna in un mese: chi porta una lira di giornata a casa, si stima felice.

Le mercedi sono scarsissime, in quasi tutte le professioni, in tutt’i mestieri. Napoli è il paese dove meno costa l’opera tipografica; tutti lo sanno: i lavoranti tipografi sono pagati due terzi meno degli altri paesi. Quelli che guadagnano tre lire a Milano, quattro a Roma, ne guadagnano una a Napoli, tanto che in questo benedetto e infelice paese, è dove più facilmente nascono e vivono certi giornaletti poverissimi, che altrove non potrebbero pubblicare neppure tre numeri. I sarti, i calzolai, i muratori, i falegnami sono pagati nella medesima misura: una lira, venticinque soldi, al più trenta soldi al giorno per dodici ore di lavoro, talvolta penosissimo. I tagliatori di guanti gua-

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