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piccolo romanzo 37

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Matilde Serao Piccolo romanzo.djvu{{padleft:41|3|0]]sè la rustica, la poetica barella fatta di tronchi d’albero: sono abituata alla montagna, io, ho visto la barella dei morti. Per le vie meno pericolose, mentre l’aria già imbrunisce, discenderanno nella valle: e delicatamente, con cure amorose, metteranno il corpo della morta sulla barella, e al lume delle torce, poichè sarà già venuta la notte, la mesta processione si avvierà all’asilo: porteranno la morta al grande albergo, che la vide partire svelta, tranquilla, coraggiosa, piena di forza e di salute, e ora vedrà rientrare un viso bianco, macchiato di sangue, un corpo sfracellato. All’albergo tutto sarà in ordine, nella mia stanza: le mie carte, per provare chi sono: il mio testamento, con cui lascio la mia fortuna ai poveri di Londra, vecchi e fanciulli, uomini e donne. Mi seppelliranno, secondo la mia volontà, non nell’umida, brumosa, soffocante Inghilterra, ma nel cimitero coperto di neve, sulla montagna coperta di neve. Io merito questa tomba di purezza. Nessuno saprà, prima, o dopo, che io mi sono uccisa. Voi soltanto.

«Sentite, Francesco — sì, voglio chiamarvi per nome — il segreto della vita, è l’amore. Credo così profondamente in questa verità, che nulla per me esiste, fuori dell’amore: tutto è

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