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piccolo romanzo 49

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Matilde Serao Piccolo romanzo.djvu{{padleft:53|3|0]]no, stranamente diviso, dove donna Maria di Lanciano si dondolava in una grande poltrona, guardandosi le punte delle scarpe, ricamate in oro e di rosso. Ella era vestita di una ampia tonaca di lana bianca, senza forma alla cintura, vestito monacale, quasi ieratico, quasi bizantino: le maniche erano doppie — strettissime le prime, abbottonati i polsi da bottoncini di oro; ampie le seconde e ricadenti sulle spalle. I capelli neri rialzati sulla nuca, in gran disordine, attraversati da un pugnaletto di acciaio: alle delicate orecchie pendevano due enormi smeraldi, che, battendo sulla fine pelle del collo, la rendevano rossa.

— Quante rose, quante rose, Francesco! — disse ella, levandosi e accorrendo a lui.

La tonaca si era distesa, con pieghe rigide, come nei vecchi mosaici. Con le piccolette mani, che sparivano sotto la punta angolare delle maniche, ella prese le rose, a fasci, levandogliele, caricandosene, scomparendo dietro a quel fascio che le posava sul petto. E, girando per il salone, ne buttava dappertutto: sui divani, dove le rose nascosero le scintillanti stoffe orientali, dai colori pieni di passione: sulle seggiole coperte bizzarramente di trina d’oro e di

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