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coraggio di dichiarare, restando, di restare? Chi rinuncierà alla ipocrisia di questa finta partenza? Solo, qualche progresso, da qualche anno a questa parte, si vede, nelle grandi città, in fatto di sincerità, d’iniziativa, di libertà, per questo affare della villeggiatura: vi è già un grande, grandissimo gruppo di gente, che crede fermamente alla bontà dell’estate, in città, fra il luglio e l’agosto: vi è chi crede esser meglio fare, a Napoli, i bagni di mare, non incomodandosi ad andare sovra un’altra spiaggia, o di passare a Roma, a Villa Borghese, l’estate restando nel proprio paese, che e sempre più bello degli altri, restando nella propria casa che e sempre più comoda delle altre: vi è chi crede di non dover spendere troppo denaro, di non doversi stancare, affaticare, annoiare, andando altrove, in un posto qualunque, ahi, molto qualunque! Sicché, una gran folla va via, non per idea propria, non per proprio desiderio, ma per fare quello che gli altri fanno: un altra folla, meno grande, resta in città, beandosi delle serate fresche e delle notti profonde di beltà. E l’una che resta, dice male, molto male, dell’altra che è partita, l’altra, di lontano, critica quella che è rimasta...

— Ma con quale denaro è mai andata via, la Tale. Non col suo!

.....

— Che miserabili avari, i Tai dei Tali, che sono in città, a crepare!

VII. La villeggiatura: quello che si spende

Vi è gente, nel mondo, che è condannata a sbagliare sempre i proprii calcoli: gente, a cui manca, nel cer-


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