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ti: non obbligarsi a portare i colletti alti e duri se uomo, dei plastron soffocanti, se donna: vivere, all’ombra o in penombra, in vestaglia, in veste da camera, in pianelle. Fra mezzogiorno e l’una, fare una colazione o un pranzo, leggieri ma sostanziosi, di uova, latticinii, pesci, verdure, frutta, cucinati finemente: dopo fumare, leggere, passeggiare, sempre in casa, sempre in penombra: e, infine, andare a letto, per la siesta, ma come ci si va di notte, spogliandosi, cioè, e sentendo tutto il refrigerio della tela fresca e fine. Rinviare tutti i bagni, le passeggiate, le escursioni, alle sei pomeridiane, quando il forte caldo, è trascorso: aggirarsi in campagna, o in città, di sera, di notte: rientrare stanco, ma rinfrescato dall’aria notturna, dormire subito. In caso che si debba assolutamente escire, quando vi è il sole, ripararsi contro esso con veli, con vestiti bianchissimi, con guanti ermetici, con nessun angolo di pelle, del collo, delle braccia, delle mani, esposto al sole e alla polvere. Cambiarsi di vestito, due o tre volte al giorno: aspergere se stesso e la propria camera sei volte al giorno, di acqua di Colonia. Non bever freddo, è peggio: non prender granite o gelati, è molto peggio. È un metodo che dà buoni risultati, se non ottimi. Vedremo, poi, il secondo metodo.
X. Il caldo: il secondo metodo
È quello che fa affrontare il caldo, in tutta la sua violenza. Lasciare che, dalla mattina, penetri l’aria nelle stanze, ma che vi penetri anche il sole: esso uccide, dicono, tutti i microbi, e le case ne sono piene! Uscire coraggiosamente nelle ore più ardenti e a piedi, ma-
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