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vostri lavori domestici ritorneranno in ottobre, quasi intatti, alla città. Eppure, dovete portarli con voi! Vi sono momenti, vi sono ore, in cui un lavoro fra le mani, sotto gli occhi, è di una necessità assoluta: esso è una scusa, un pretesto, un diversivo, un derivativo; esso è una salvezza, per esso gli occhi possono abbassarsi o alzarsi come vogliono, le mani sono occupate, la persona sembra scomparsa: esso calma i nervi, regola la voce, mette delle pause sapienti nella conversazione. Una donna che ricama, è venti volte più padrona di se stessa, accanto a un uomo, che una donna, la quale non faccia nulla: una donna, che fa l'uncinetto, è molto più la padrona di suo marito, che non una donna disoccupata... Io non approfondisco il soggetto, perché voi già lo avete tutto inteso, care lettrici: il lavoro è, dunque, un arma di difesa e di offesa, in villeggiatura. E chi di voi vorrebbe andare alla guerra, senza corazza e senza spada?

XII. Si balla più che mai, in estate

Come se si fosse nel più pieno inverno, come non si fosse ballato tutto l’inverno e tutta la primavera, si balla, in estate, sulle rotonde degli stabilimenti di bagni, sulle terrazze delle ville e nei giardini odorosi. E tutti coloro, che sono restati, in città di buona voglia o per forza, tutti coloro che hanno scelto un paese di bagni dove non fiorisce nessun divertimento, o che sono capitati in un albergo pieno di gente di malumore, tutti costoro, sorpresi e disgustati, esclamano: come è mai possibile ballare anche in estate? O gente malinconica, o gente sempre scontenta, o gente


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