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doloroso dover predicare l’ignoranza, per salvare qualche anima dai turbamenti, che il cosidetto feminismo impone loro? Triste: ma inevitabile. Almeno qualche rimedio vi ponga, nella forma, se non nella sostanza: che queste assetate di scienza, almeno, non debbano anche immolare una parte del loro riserbo, studiando fra i giovanotti, non sempre rispettosi e non sempre onesti. La Germania, dove la gioventù maschile è così austera e la gioventù femminile così semplice e seria, ha già provveduto a questo, fondando dei ginnasi feminili, dei licei feminili, per tutte coloro il cui spirito agitato e malcontento domanda alla scienza un pane dell’anima e del corpo, che, spesso, la scienza non può dare: e se, fra noi, troppo ci vorrebbe, troppo costerebbe, troppo sarebbe difficile, di fondare molti di questi ginnasi e di questi licei, almeno che i ginnasi maschili abbiano, fra le tante sezioni una sezione tutta feminile, quando se ne sente il bisogno: una sezione feminile in cui le studentesse siano sole, non unite a studenti, non esposti a dileggi e a tentazioni. Imparino il latino e il greco, le giovanette, se sperano che giovi alla loro felicità: ma che quando si giunga a un passo scabroso della letteratura italiana, latina, greca, siano sole col professore e non in una folla di studenti, che se la ridono, mentre esse arrossiscono!

II. Da tredici a quindici anni

Da dodici anni in poi si finisce di esser bimbe, si è giovanette. E nella svegliata intelligenza muliebre delle giovanette stesse, come nella esperienza materna, co-

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