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notto, del giovanotto parente con la fanciulla. Le partecipazioni, fatte solamente dagli sposi, sono più indipendenti, più audaci: ma mancano di spirito di famiglia e, sovra tutto, fanno supporre che il matrimonio sia stato fatto contro la volontà dei parenti. Le partecipazioni di nozze debbono essere distribuite larghissimamente: si mandano a tutti, parenti, amici, conoscenze, relazioni all’estero, gente che non si vede da anni ed anni, a tutti infine, perché questo cambiamento di stato, è il più importante di ogni altro, nella vita di un giovane e di una signorina. Le partecipazioni si mandano persino, a chi ha assistito alle nozze, da invitato. Coloro che le ricevono debbono subito mandare delle carte da visita, due alla persona partecipante che più conoscono, della famiglia dello sposo, o della famiglia della sposa: due altre carte da visita, con la parola felicitazioni, agli sposi stessi: e poi basta. Se non si conoscono bene, per esempio, i partecipanti di una famiglia, è superfluo inviar loro delle carte. Una cosa da notare, importantissima, è che la partecipazione, inviata, non è fatta per provocare delle visite, massime quando arriva a conoscenze di saluto, a relazioni del tutto fredde: bastano le carte da visita, per liquidare il proprio dovere di cortesia. Se gli sposi dovessero ricevere la visita di tutti coloro, cui furono partecipate le loro nozze, starebbero freschi! Le carte da visita si possono mandare per posta: se si è nel medesimo paese, è atto più gentile lasciarle a mano, al portiere, tanto a casa degli sposi, quanto a casa dei parenti partecipanti, che più si conoscono. Nulla è più goffo, sotto le partecipazioni personali degli sposi, di quella piccola linea che dice: in casa, il martedì. Ciò vuol dire che si vuol ricevere il mondo
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