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ne, presso cui si tiene ad andare. Scelto una volta, il giorno, dopo un lavoro mentale lunghissimo, bisogna tenerlo fisso, perché nulla è peggio che cambiare il giorno, e nulla è più disastroso che cambiarlo spesso. Si finisce per perdere, a poco a poco, ogni propria relazione; poiché le signore sono di labile memoria e dimenticano questo giorno, che cambia così spesso, poiché anche esse hanno il loro giro di visite, che non amano di vedere spostato: poiché il giorno di una signora elegante e intelligente, deve diventare una istituzione fissa e inamovibile, con una tradizione di spirito e di cortesia. Chi passa dal lunedì al venerdì, dal sabato al martedì, acquista la reputazione di una persona capricciosa e disordinata, che non tiene né al suo carattere, né al suo giorno, né alle persone che lo frequentano. Conosco grandi signore — per chiamarsi tale, non è necessario avere grande nome o grandi ricchezze — le quali, dal giorno che si sono maritate, venti o trenta, o quaranta anni fa, conservano sempre lo stesso giorno di ricevimento: ed è, questo, un altro atto squisito di amabilità verso amici ed amiche, è un atto di rispetto verso se stesso e verso la propria casa.
III. Il giorno: gli obblighi
È naturale che, nel suo giorno, la signora non esca né prima, né dopo le ore di ricevimento: se esce prima, potrebbe rientrare troppo tardi: se esce dopo, involontariamente, mette alla porta i visitatori, con la sua fretta. Se ha una casa già molto elegante, bisogna che nel giorno sia elegantissima: la signora stessa vi darà un occhio, cambiando di posto una sedia, un tavoli-
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