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Sacro Cuore. La visita è stentata e noiosa, per tutti. E,
a farlo apposta, fra le due e le tre, ogni settimana, capitano convegni, inaugurazioni, conferenze, concerti: la signora rinunzia, sospirando, per due o tre settimane: poi scappa una giornata, dicendo fra sé che, lorse, in quel giorno, non verrà nessuno: e, al ritorno, si stringe nelle spalle, quando trova due o tre carte da visita: si tratta di gente a cui tiene poco. In conclusione, una delle cose più semplici e più naturali, è di non trovare in casa la signora, che riceve dalle due alle tre! Qualche altra ha scelto di stare in casa dalle sei alle sette, prima del pranzo. Benissimo! Ci andate alle sei in punto: la signora non è rientrata ancora: poiché siete amico vi fanno salire, sedere in salotto. Prendete un libro, leggete, sono le sei e trenta. Ella rientra affannata, dolente di avervi fatto aspettare: va a togliersi il cappello, i guanti, la giacchetta di pelliccia. Sono le sette meno venti. Alle sette è annunziato il suo parrucchiere, o l’arrivo del suo vestito, pel ballo della sera. Ella è gentile, vorrebbe trattenervi, domina la sua leggera impazienza, ma voi ve ne andate, mal contento, seccato. Ancora un caso. Andate da lei, la signora non è rientrata: siete un’amica, entrate nel suo boudoir, rosicchiate un dolce, il cameriere serve il thè: la signora non rientra ancora. Voi vorreste andar via: per non mancare al vostro pranzo, ai vostri impicci di casa, al teatro che vi attende; ma dovete dire qualche cosa di urgentissimo alla signora, per l’indomani mattina. Alle sette meno cinque, la signora ha telefonato, mettiamo, dal Grand Hotel o ha fatto telefonare che non torna a pranzo, andando da un’amica, che ha incontrata alla passeggiata! Voi scrivete il biglietto,
pensando che valeva far meglio così, dal principio.
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